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Suicidio in carcere, atroci commenti di agenti su Fb: "Uno di meno".

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2015 11:42
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MILANO - Un uomo si suicida nel carcere di Opera. E gli agenti di Polizia penitenziaria - come rivela Repubblica.it - si esibiscono in un diluvio di commenti di questo genere: "Meno uno". "Un rumeno in meno", "mi chiedo cosa aspettino gli altri a seguirne l'esempio". L'ultima vergogna italiana è qui, in un gruppo Facebook di un sindacato di agenti, dove nelle ultime ore si è scatenata una caccia all'uomo che rischia di avere gravi conseguenze. Il ministro della giustizia Andrea Orlando ha convocato il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, per chiarimenti su commenti definiti "intollerabili". L'incontro servirà, tra l'altro, per acquisire "elementi sull'inchiesta interna avviata e per valutare i provvedimenti da adottare". Il ministro convocherà nei prossimi giorni anche le sigle sindacali della polizia penitenziaria per discutere dell'accaduto e "di come evitare che simili inqualificabili comportamenti possano ripetersi".

Il caso nasce tre giorni fa, con la notizia del suicidio dell'uomo: 39 anni, Ioan Gabriel Barbuta, romeno, era detenuto nel carcere di Opera dopo essere stato condannato all'ergastolo nel giugno del 2013 per l'omicidio di un vicino di casa. Una storiaccia emblematica anche perché documenta per l'ennesima volta la barbarie delle condizioni delle carceri in Italia, sia per i detenuti sia per chi ci lavora. "Noi poliziotti penitenziari - diceva non a caso nell'articolo un sindacalista del Sappe - siamo attenti alle difficoltà di tutti i detenuti, indipendentemente dalle condizioni sociali o dalla gravità del reato commesso". Il problema è però evidentemente come si declinano questa "attenzione e sensibilità".

Perché i commenti a corredo del post che sono apparsi sulla pagina Facebook dell'Alsippe, uno dei sindacati della Polizia penitenziaria, sono stupefacenti: "Meno uno". "A me dispiace per i colleghi che si suicidano per soggetti come questo. Per lui no!", e ancora "chi se ne frega?", "uno de meno che lo stato non ha da magna..." e a chi faceva notare che i commenti erano fuori luogo la risposta era chiara: "Lavora all'interno di un istituto. Sono solo extracomunitari. Per fare questo mestiere devi avere il core nero". E la cosa incredibile è che la maggior parte di queste persone arrivavano non soltanto da agenti ma anche da chi ha responsabilità sindacali. Insomma, rappresentanti della categoria.

Questa storia probabilmente però non finirà qui. Perché grazie all'intelligenza e alla sensibilità di qualcuno che lo ha denunciato sui social, è finita all'attenzione del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che ha immediatamente avviato un'inchiesta interna. "E' un'offesa - spiegano al Dap - al lavoro di tutti gli agenti impegnati a salvaguardare le persone che hanno in custodia". Profonda irritazione è stata espressa anche da altre sigle sindacali.

Tre senatori del Pd (Roberto Cociancich, Laura Cantini ed Andrea Marcucci) hanno preannunciato una interrogazione al Guardasigilli sul caso.


fonte


Da addetto ai lavori la cosa non mi stupisce. Il pensiero diffuso dei poliziotti è uguale a quello dei commenti.

Ho letto degli interventi su vari siti, di gente comune, concorde con quello che pensano i poliziotti.

Poi se leggi l'intervento del maggior sindacato a commento dell'evento il giorno prima
"Quel che mi preme - aggiunge Capece - è mettere in luce la professionalità, la competenza e l'umanità che ogni giorno contraddistingue l'operato delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria di Opera con tutti i detenuti per garantire una carcerazione umana e attenta pur in presenza ormai da anni di oggettive difficoltà operative come le gravi carenze di organico di poliziotti e le strutture spesso inadeguate
ti viene da pensare, ma quale è il vero volto dei PolPen.
Io posso dire che vi sono diverse anime, ma purtroppo la maggior parte di loro, non pensa al lato rieducato del condannato, ma ad una merce da custodire con delle perdite che fanno parte del gioco, almeno fino a quando non tocca ad un proprio congiunto, allora ci si appella ai tre gradi di giudizio ed all'innocenza fino a prova contraria, ma un rumeno è colpevole già di nascita. [SM=g8863]
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Non commento i post apparsi sulla pagina FB pechè incommentabili e non giustificabili. Il problema alla base di tutto è ben altro, è il sistema carcerario italiano allo sbando con conseguenze per quelli che devono scontare una pena e per chi ci lavora. Conosci l'ambiente e sai bene che il numero di strutture che consentono un percorso per il reintegro nella vita "civile"sono quasi pari a zero basta vedere il tasso di "recidivi"...
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La strada è sempre decisa, non in senso fatalistico. Sono il nostro respirare, gli sguardi, i giorni che si susseguono a deciderla naturalmente. B.Y.

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killing zoe, 21/02/2015 11:05:

Non commento i post apparsi sulla pagina FB pechè incommentabili e non giustificabili. Il problema alla base di tutto è ben altro, è il sistema carcerario italiano allo sbando con conseguenze per quelli che devono scontare una pena e per chi ci lavora. Conosci l'ambiente e sai bene che il numero di strutture che consentono un percorso per il reintegro nella vita "civile"sono quasi pari a zero basta vedere il tasso di "recidivi"...



Su questo devo in parte smentirti. Il tasso di recidiva per i detenuti è altissimo, mentre quello dei detenuti ammessi a misura alternative è molto ma molto più basso, si parla dal 80% al 15%. Questo per una semplice cosa: il lavoro nobilita l'uomo.

Al sud soprattutto questo problema è sentito e non solo ora che siamo in crisi, ma da sempre.
Infatti esiste un maggior tasso di recidiva nel meridione, proprio perchè finito di espiare la pena, le aziende non possono proseguire a dare uno stipendio completo ad un ex galeotto e sono costrette a licenziarlo, così questo torna a delinquere per campare.

Poi nel concreto si subiscono sempre tagli di risorse, di personale, blocco del turnover (sono ormai 15 anni che non si assumono "civili" nella mia amministrazione) e si pretende di garantire sempre gli stessi standard qualitativi.

E ci si dimentica che un detenuto in espiazione di misure alternative ha un costo economico notevolmente minore di uno dietro le sbarre, ma il costo sociale risulta enorme perché l'opinione pubblica preferisce stare "tranquilla" vedendoli in galera.

Anche le strutture di reintegro non sono così poche come si crede, anche perchè molte strutture sono sovvenzionate per alloggiare persone che hanno commesso reati e che hanno problemi psichici e/o di tossicodipendenze.
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